Affidarsi ai dati in modo oggettivo, è in arrivo il Data Driven Manufacturing

Le decisioni critiche, siano esse strategiche oppure di natura più operativa, che influiscono sul processo di produzione e sulla supply chain, dovrebbero sempre basarsi su informazioni oggettive. Le attuali tecnologie emergenti, dall’IoT ai Big Data Analytics, fino all’Intelligenza Artificiale (nonché le più avanzate tecnologie per la cyber security a fare da sottofondo trasversale), supportano siano le persone sia le apparecchiature produttive ad elaborare dati ed ottenere le informazioni utili a raggiungere risultati migliori.

In quest’ottica, il cosiddetto Data Driven Manufacturing rappresenta chiaramente la nuova era delle manufacturing operations, in particolare dell’OT Operational Technology, il cui obiettivo è “dare forma” a sistemi di produzione più efficienti (anche dal punto di vista dei costi), più agili e reattivi, più efficaci.

«Ma la strada verso un nuovo paradigma “data-driven” è ancora decisamente in salita e incontra ancora parecchi ostacoli, tra i quali la mancanza di competenze adeguate e l’allineamento ed integrazione tra IT ed OT», invita a riflettere Roberto Mansolillo, Managing Director di Modis in Italia, realtà che recentemente ha creato un’offerta ad hoc, sia di natura consulenziale sia progettuale e ingegneristica, nonché di formazione delle competenze, proprio in tema Data Driven Manufacturing, «con l’obiettivo di mettere in connessione due mondi che da sempre coesistono nelle aziende produttive ma che, spesso, non sono perfettamente integrati».

«Quello che fino a ieri consideravamo “semplicemente” l’area della Produzione – prosegue Mansolillo – oggi acquista un significato molto più profondo perché diventa un’area strategica di business, connessa, che produce, elabora, analizza dati sempre più vitali sia per l’ottimizzazione dei processi sia per l’innovazione».

Un ponte tra IT e OT

Obiettivo della nuova proposta di Modis, in ambito Data Driven Manufacturing, è «creare un ponte - sicuro ed efficiente - tra due mondi, tra IT e OT, in ottica di integrazione, soprattutto a livello infrastrutturale», puntualizza Mansolillo.

Un ponte che deve trovare nell’IT l’attore principale, in quanto le sfide primarie sono di natura infrastrutturale ed hanno a che fare con dati e sicurezza. Tre le aree sulle quali si deve concentrare l’attenzione per definire le fondamenta del ponte tra IT e OT:

1) Storage dei dati: con l’IoT e la possibilità di connettere sia i macchinari produttivi sia gli asset aziendali coinvolti lungo i processi di produzione, la disponibilità di dati a disposizione delle OT, e più in generale del business aziendale, è cresciuto in modo esponenziale. Prima ancora di capire come poter usare al meglio tutti quei dati, va definito come immagazzinarli, dove metterli e tenerli al sicuro, come gestirli a livello infrastrutturale, affinché siano accessibili e disponibili quando servono;

2) Silos delle fonti di dati: parlare di silos può sembrare anacronistico ma in questo caso non ci si riferisce ai tradizionali approcci dell’IT (quando tutto era gestito a “compartimenti stagni”) ma ai cosiddetti “siloed data sources”, ossia all’organizzazione di tutte le fonti di dati (catalogazione ed orchestrazione delle fonti di dati); 

3) Sicurezza: la cyber security è uno dei pilastri fondamentali e imprescindibili di qualsiasi progetto che ha nei dati e nelle tecnologie il motore propulsivo. Cyber Security, Data Protection, sicurezza dei sistemi connessi e delle infrastrutture, sono aspetti che non possono viaggiare scollegati nei percorsi di trasformazione digitale delle imprese manifatturiere 

L’importanza delle competenze

Secondo quanto rivelano gli analisti di McKinesy [in un recente report intitolato “The Internet of Things: catching up to anaccelerating opportunity”], le aziende, anche se non ancora in un’ottica reale di nuovo paradigma di Data Driven Manufacturing, riconoscono all’IoT un valore reale e determinante per i loro percorsi di trasformazione, sia dei processi produttivi ma anche in ottica di innovazione di business (per esempio quale pilastro della cosiddetta servitizzazione (intesa come nuovo modello di business del manufacturing incentrato sulla sottoscrizione di un servizio anziché sulla vendita di un prodotto).

Tuttavia, sono ancora poche le organizzazioni aziendali che riescono ad andare oltre al progetto pilota (soprattutto nell’ambito della Smart Factory). E la barriera non è quasi mai imputabile alla tecnologia, spesso è legata alle competenze.

«Il contributo che come Modis possiamo portare per fare sì che i progetti non rimangano confinati a livello di POC o di progetto sperimentale», commenta Mansolillo, «è proprio legato alla formazione delle competenze, sia dei talenti che ancora devono entrare in azienda dopo un percorso di studi, sia del professionisti che già operano all’interno delle aziende e che necessitano di espandere le proprie conoscenze ed accrescere le proprie capacità ed abilità per supportare nuovi progetti e accelerare percorsi di cambiamento e innovazione».

Modis, lo ricordiamo, per i neolaureati ha creato le Full Time Academy attraverso le quali vengono erogati diversi corsi di formazione; per i professionisti che già operano nelle aziende, Modis ha sviluppato le Professional Academy, veri e propri percorsi di crescita e aggiornamento pensati per aiutare le persone a maturare le concrete competenze necessarie al singolo caso aziendale.

«Non solo – ci tiene ad aggiungere Mansolillo – mettiamo a disposizione delle aziende anche la nostra expertise da system integrator e le competenze specifiche in ambito IT per l’Industria 4.0 attraverso i Competence Center. Modis è ufficialmente all’interno del Competence Center "Bi-Rex" (Big Data, Innovation & Research Excellence) di Bologna fin dal suo esordio, mettendo a disposizione competenze, conoscenze ed esperienze, nonché servizi di engineering, basati su applicazioni costruite attraverso le tecnologie emergenti più efficaci per il settore Manufacturing (dall’IoT all’Intelligenza Artificiale, passando per le tecnologie di automazione)».

L’approccio di Modis

Ed è proprio in ottica di system integration che Modis ha messo a punto una metodologia consolidata, articolata in quattro differenti fasi, «per aiutare le aziende non solo a compiere i primi passi verso un approccio data-driven ma anche per accelerare percorsi più strutturati che possano guardare al paradigma del Data Driven Manufacturing come ad una vera e propria innovazione nei modelli di business delle imprese manifatturiere», spiega Mansolillo.

Queste le fasi della metodologia:

1) Service: «il pirmo step richiede la comprensione degli accessi ai dati, dall’identificazione delle sorgenti fino alla fotografia completa degli asset “in linea” che generano e rendono disponibili i dati in azienda», descrive il numero uno dell’azienda italiana;

2) Analysis: «in questa fase lavoriamo per rendere disponibili i dati ove necessario, attraverso la loro analisi ed il reporting; questo passaggio consente di iniziare a “prendere dimestichezza” con la cultura data-driven, magari anche innescando qualche cambiamento di processo; un esempio è dato dalla manutenzione predittiva», spiega Mansolillo;

3) Integrate: in questa fase si procede ad integrare i dati in un’ottica di business e operational, per esempio stimolando revisioni e cambiamenti nei processi che riguardano lo sviluppo produttivo (i dati di field, per esempio, possono fornire informazioni preziose per la revisione dei processi di sviluppo e progettazione);

4) Innovate: «a mio avviso questa è la fase più stimolante perché riguarda il vero “salto” al business data-driven», riflette Mansolillo. «In questa fase si spinge l’innovazione di business, per esempio verso la servitizzazione e verso nuovi modelli di business incentrati sul “pay-per-use” e sulla sottoscrizione di un servizio in abbonamento anziché sulla vendita di un prodotto».

«Parallelamente a queste proposte – conclude Mansolillo – come già accennato, solitamente affianchiamo le aziende anche nella formazione delle competenze. Molto spesso, lavoriamo per “creare” competenze ad hoc per lo specifico contesto aziendale. Lo facciamo sia mediante le nostre Academy sia mettendo a disposizione i nostri professionisti all’interno delle aziende, con l’obiettivo, in entrambi i casi, di trasferire conoscenze, competenze ed esperienze che consentano alle aziende di essere poi autonome sia nell’operatività all’interno di un nuovo contesto data-driven sia per proseguire con ulteriori percorsi di innovazione».